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Cenni storici
Il comune di Roaschia č quasi interamente compreso nell'omonimo
vallone laterale alla destra del torrente Gesso. Ad eccezione del
capoluogo, tutti i principali centri abitati si trovano sul versante
meridionale, mentre quello opposto, assai meno abitato č destinato
prevalentemente al pascolo.
Secondo il Serra il toponimo deriverebbe da rubus, rovo, e
identificherebbe pertanto il "luogo dei rovi" o il "paese dei piccolo
ruscello dei rovi".
Sorto probabilmente verso la prima metā del XII secolo nei territori
sottoposti alla giurisdizione dell'Abbazia di Pedona, Roaschia sarā a lungo
conteso, tra questa e il marchesato di Saluzzo.
Entrato a far parte del distretto di Cuneo (metā del XIII secolo), il paese
ne sarā parte integrante, sia durante i domini angioino e saluzzese sia
sotto quello sabaudo.
Infeudato nel 1619 a Tommaso di Savoia otterrā, il titolo comitale col quale
passerā (1663) alla famiglia Birago, giā feudataria di Limone.
All'imboccatura della valle, presso "Tetti del Bandito", si aprono le famose
omonime grotte, opera dell'azione erosiva delle acque, formate da grandi
cavitā sotterranee collegate da lunghi cunicoli ove furono rinvenuti numerosi
resti appartenenti all'"ursus spellaeus".
Il piccolo capoluogo comunale si trova sulla riva destra del rio Biale in una
conca adibita a pascoli.
Il paese, con le sue rustiche case variopinte affacciate lungo la via principale,
č meta di turismo domenicale.
A monte dell'abitato, all'inizio del vallone di Fontanafredda, č visibile
una grossa risorgenza carsica, detta sorgente Dragonera, da cui sgorga
un'impressionante massa d'acqua.
Economia.
Nonostante il discreto afflusso turistico
estivo,l'attivitā tradizionale č costituita dall'allevamento ovino
della tipica razza roaschina,
ottima produttrice di latte.
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