Padre Ottavio Fasano è nato a Racconigi il il 12 ottobre 1936. Oggi vive a Fossano, anche se è quasi sempre in Africa. «Mio papà, Secondo, era meccanico di aerei e poi, dopo la guerra, ha aperto una officina in Racconigi. E’ morto a 42 anni in un incidente stradale. Mia mamma, con quattro figli, faceva la casalinga e dopo una vita di lotta, di dolori e di fede, ci ha lasciati nel 2006, a 97 anni».

L’INCONTRO CON PADRE LEONARDO
«A 10 anni, appena dopo la morte di papà, mentre per strada giocavo con alcuni amici alle figurine, si ferma accanto a noi una persona anziana vestita in modo strano. Mai visto. Mi chiede: “Domenico, come sta la mamma? E i tuoi fratelli? Se vieni in Convento, qui vicino, io coltivo i fiori (era il giugno 1947) puoi prenderne e portarli sulla tomba di tuo papà”. Era Padre Leonardo, frate cappuccino. Se oggi sono frate cappuccino, è solo grazie a lui, alla sua gratuità e alla sua umanità. Dopo qualche anno sono entrato in Seminario per diventare un uomo come lui. Sono stato ordinato sacerdote a Saluzzo, da monsignor Lanzo, il 25 febbraio 1962».
Come è la vita in convento?
«La vita di fraternità è ricca e dinamica… Le difficoltà sono quelle delle relazioni umane».

80 FRATI PIEMONTESI
L’incontro con le isole di Capo Verde cosa ha rappresentato per lei?
«Capo Verde ha cambiato profondamente il mio modo di pensare il mondo, la giustizia, la povertà ed il mio modo di essere uomo credente, frate cappuccino e sacerdote, il mio modo di essere Chiesa con gli uomini del mio tempo. L’esperienza missionaria mi ha fatto crescere».
Quanti frati hanno lavorato a Capo Verde dal 1948 ad oggi?
«Oltre 80 frati piemontesi hanno lavorato nell’arcipelago e io grazie al loro esempio mi sono impegnato tantissimo, in tutto il Piemonte e non solo, a sviluppare solidarietà con Capo Verde, a trovare finanziamenti per i progetti, a generare dialogo fattivo con la realtà umana e culturale di laggiù . Decine di capoverdiani sono venuti fra noi per formarsi in varie discipline, anche come medici, per tornare a lavorare per la propria gente».
Quali i frutti di questo grande impegno?
«I frutti si vedono: oggi oltre 30 frati cappuccini capoverdiani portano avanti la missione di evangelizzatori a servizio della propria gente. Un grande ed importante segno di come la vita e l’attività dei nostri missionari ha inciso nel cuore di quel popolo».
Quali i vostri progetti di oggi?
«Sono tanti. Accenno solo ai più significativi. Otto stazioni missionarie; Radio Nova a modulazione di frequenza che copre tutto l’arcipelago 24 ore su 24; 32 Asili con oltre 2000 bambini portati avanti con le adozioni affettive a distanza; l’Ospedale San Francesco d’Assisi; la Vigna Maria Chaves; il grande progetto “Donna e bambino in Santa Cruz” per le ragazze madri, i bambini di strada ed in strada, centrando poi tutto il grosso lavoro sulle famiglie in gravissime difficoltà».
Il denaro è lo “sterco del diavolo”?
«Senza l’aiuto del denaro si fa ben poco. Il denaro, frutto della fatica e del lavoro dell’uomo, è sacro.
Il frutto del sudore e dell’impegno dell’uomo, è sacro. La penso fortemente così nel rispetto verso la condivisione di centinaia e centinaia di persone che ci aiutano».

IL VANGELO E’ TUTTO
Quale il senso della vita?
«E’ l’infinito ed eterno dono che il Padre ci ha donato. In lui, ogni persona è figlio è figlia, di Dio».
E’ tanto difficile vivere il Vangelo?
«Sembra non facile, ma i valori evangelici sono veramente tutto, perché fanno scoprire la profondità, la forza e la bellezza della nostra vita su questa terra, che è di Dio».
Le manca una famiglia tutta sua?
«E’ sicuro che, con pieno sacrificio, ho consegnato al Signore la mia vita, cercando di farla rendere il più possibile per il bene degli altri. Certo è costato tantissimo, ma ho ricevuto molto: molto in figli, in madri, in sorelle, in fratelli, in attività».
Quale è il Dio in cui crede?
«Dio, Signore e Padre, è la Vita, è la Bellezza, è il Risorto, Cristo Gesù, vincitore della morte. E’ Colui che dà il senso ad ogni vita, che ama ogni persona».
La vecchiaia le pesa?
«Per ora penso alla mia vecchiaia come tempo di amore, di conoscenza della presenza di Gesù con il suo cuore, la sua mente, la sua lotta, le sue decisioni… Poi vorrei imparare a sorridere a Dio dicendoGli, senza parole, tutto il mio grazie e la mia gioia di esistere e così prepararmi all’incontro “faccia a faccia” con Lui e nell’alto momento della morte».

Intervista a Padre OTTAVIO Fasano - 2010

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