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Personaggi di Vallata : :

Alberto Burzio
Giornalista-Scrittore

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Personaggi di Vallata

Alberto Burzio
(Barba Bertu)

Giornalista-Scrittore

ALBERTO BURZIO, IL GIORNALISTA-SCRITTORE
CHE AMA LE PERSONE SEMPLICI

Frassino - Valle Varaita
Telefono : (+39) 0175 976102
Cell (+39) 347 5825566

Continua la pubblicazione di alcune "Storie di vita", raccolte da Alberto Burzio negli ultimi 30 anni.
L’intervista è dell'aprile 1999.

  • 05 - GIORGIA LENTA, la bimba malata di leucemia


    GIORGIA LENTA, LA BIMBA MALATA DI LEUCEMIA
    AVerzuolo scatta la solidarietà di tanti

    VERZUOLO – La piccola Giorgia, la bimba colpita da leucemia, sta meglio: a darci la bella notizia, è la mamma della piccolina, Paola Marchetti. La signora Paola ha 35 anni, un viso acqua e sapone, ed è una persona che ispira subito una grande fiducia: negli ultimi anni, ha dovuto affrontare la difficilissima esperienza della malattia di sua figlia.
    Paola Marchetti ha accettato di raccontare la propria esperienza, da lei – ma anche dalla sua bimba – affrontata con coraggio ed una grande grinta.
    Allora, signora Paola, come sta Giorgia?
    «In questo periodo, mia figlia sta abbastanza bene, riesce a fare tutto sommato una vita normale, anche se, per le sue condizioni di salute, per il momento è ancora sconsigliabile la frequenza di altri bambini e di luoghi chiusi. Questo perché la malattia che ha colpito Giorgia, la leucemia, abbassa le difese immunitarie dell’organismo e perciò per lei è più facile ammalarsi. Ora, per fortuna, la primavera è iniziata e perciò sarà possibile stare di più all’aria aperta».
    Sul volto di Giorgia, che compirà 5 anni il prossimo 5 luglio 1999, dopo tante “peregrinazioni” in ospedale, ora – per fortuna – sta ritornando il sorriso.
    Ma facciamo un passo indietro, al momento in cui la piccolina ha iniziato a stare poco bene…

    I PRIMI SINTOMI
    «I primi sintomi della malattia – racconta con le lacrime agli occhi la mamma di Giorgia – si sono manifestati nel luglio 1997: mia figlia ha iniziato ad avere delle febbri, a stare poco bene, ad avere dei dolori alle articolazioni: non aveva una salute buona e si lamentava sovente con me: “Mamma, non riesco a muovere il braccio… Mamma, mi fa male la gamba… Mamma, non sto bene…”; Io allora l’ho portata a vedere al pediatra, ma fino a dicembre nessuno si è accorto della gravità della malattia».
    Giorgia inizia a frequentare la Scuola materna di Villanovetta, «ma sovente stava a casa: un giorno stava bene, e il giorno dopo no. Una mattina che aveva la febbre, l’ho portata al Pronto soccorso, a Savigliano: le hanno fatto un prelievo del sangue e si sono accorti che qualcosa non andava. Siamo ritornati il giorno dopo, e hanno ricoverato Giorgia per la prima volta. Tornati a casa, abbiamo avuto la certezza della leucemia il 9 gennaio 1998».
    Quel giorno in cui le è stato comunicato l’esito, come ha reagito, signora?
    Paola Marchetti ricorda con grande commozione quei momenti: «Il medico mi ha chiamato e mi ha detto: “Guardi, signora, che sua figlia ha una sospetta leucemia”. In quel momento, se non sono morta, è perché in cielo c’è Qualcuno che ci protegge… mi sono sentita crollare addosso il mondo, anche perché io da poco avevo perso mio padre, che aveva dovuto fare anche la chemioterapia».

    «CELLULINE MALATE»
    A Giorgia, cosa ha spiegato?
    «A mia figlia, che in quel periodo stava proprio male, ho spiegato che “le celluline sono malate” e che doveva andare in ospedale a Torino, per guarire più in fretta».
    E la bimba, come ha reagito?
    «Bene. Non mi ha mai detto una volta: “Mamma, non voglio andare in ospedale”, anche se, adesso, dopo tutti questi mesi, ogni volta sa cosa la aspetta al Regina Margherita di Torino».

    BIMBI SENZA CAPELLI
    Cosa ha provato, signora Paola, nel vedere a Torino tanti bimbi malati?
    «La prima cosa che impressiona è il vedere tutti questi bimbi senza capelli. È un reparto molto triste, anche se devo dire che le infermiere sanno trattare molto bene i bimbi malati, un po’ come se fossero loro figli… Altro aspetto impressionante è quello del silenzio di questo reparto».
    La piccola Giorgia è stata ricoverata la prima volta a Torino per undici giorni, quando è iniziata la chemioterapia: «A Giorgia hanno messo un catetere, un Broviac, posto sulla vena (all’altezza del collo) e all’altezza dello sterno; attraverso questo catetere, le fanno la “chemio”. Devo dire che Giorgia, come tutti gli altri bambini, ha trovato in sé le energie per reagire, e ha affibbiato persino un nomignolo al catetere, che lei chiama scherzosamente “Lillino”. Mia figlia non si è mai lamentata per la presenza di “Lillino”, anche se certe operazioni (come la medicazione) sono fastidiose e pure togliere i cerotti non è molto simpatico».
    Giorgia con sua mamma è andata giù tantissime volte al Regina Margherita per ricevere le cure necessarie: day hospital, visite di controllo, cicli di cura. Da settembre, le cure sono arrivate a quello che i medici definiscono “periodo di mantenimento”, e perciò Giorgia va al Regina Margherita ogni due settimane: per delle punture lombari ed ulteriori cicli di chemioterapia.
    La mamma di Giorgia racconta di «aver visto molti bambini malati reagire e mettercela tutta per guarire. Giorgia tante volte mi ha chiesto: “Mamma, perché mi fanno la puntura?”, ma non ha mai fatto dei capricci; al venerdì quando le fanno una puntura nella coscia, non piange nemmeno! E le iniezioni dureranno, per lei, fino al gennaio 2000».

    NESSUN CAPRICCIO
    Signora Paola, nel vedere tanti bimbi malati, cosa ha pensato?
    «Tante volte, forse sbagliando, penso che tanti di questi bambini non ce la faranno a sconfiggere la malattia. Io ho visto tanti bimbi e tante bimbe morire… Vedere morire i bambini è molto difficile da accettare; per Giorgia i medici ci danno il 75 per cento di probabilità di guarigione».
    Nel dramma e nelle obiettive difficoltà della malattia, Paola Marchetti – quinta di otto figli – non è stata lasciata da sola: e sono tante, per fortuna, le manifestazioni di solidarietà affettuosa!
    Anche perché Paola – per assistere sua figlia – ha dovuto restare a casa dal lavoro, senza stipendio, dal giugno 1998; il lavoro l’ha potuto riprendere solo qualche giorno fa.
    «Diciamo che per un anno, la leucemia di Giorgia ce la siamo gestita ma madre, mia sorella Ornella, la baby sitter Ines, le mie care amiche Olga e Maurizia. Giorgia non ha più potuto frequentare la Scuola materna, ma questi problemi si risolveranno: se tutto va bene, il prossimo anno inizierà di nuovo ad andare a scuola».
    E Paola Marchetti aggiunge: «Io sono molto riconoscente alle tante persone che, in diversi modi, hanno voluto esserci vicino. A partire dalla mia famiglia; da Ines, la baby sitter di Giorgia, ed Olga, la mia amica. E voglio ringraziare le persone che ci hanno aiutati – e sono tante – anche economicamente: io quando sono restata a casa dal lavoro senza stipendio, ho pensato: “E adesso, come faccio? Come faremo ad arrivare alla fine del mese”?».
    Sono davvero stati tanti di gesti di solidarietà verso Giorgia e sua mamma: gesti che scaldano il cuore e fanno capire che esistono ancora, per fortuna, delle persone generose che sanno anche farsi un po’ carico dei problemi degli altri.

    LA GENEROSITA’ DI TANTI
    Paola Marchetti, per non dimenticare qualcuno, evita di fare dei nomi: «Io devo ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini. Mi vengono in mente la Scuola materna di Villanovetta, la Parrocchia, i miei colleghi di lavoro, le diverse “collette”, le persone che ci hanno dato dei soldi, in modo anonimo. Sono gesti che mi hanno restituito un po’ di serenità ed ho pensato: “Gente buona, ce ne è ancora tantissima. E da chi magari ti aspetti qualcosa, non arriva niente; da chi non ti aspetti nulla, arriva molto”».
    Fra i tanti episodi, Paola Marchetti ne ricorda qualcuno: «Chi mi ha portato la spesa davanti alla porta di casa, senza entrare e dicendo: “Dai un bacio a Giorgia, e che guarisca in fretta!”. Ricordo quella signora anziana, mai vista prima, che un giorno è venuta a trovarmi: “Io ho perso mio marito e mio figlio. Voglio che questi soldi servano per far guarire velocemente la sua piccolina!”». Dopo tanti mesi bui, a casa di Giorgia è ritornata la speranza: «Giorgia sta meglio, ha ripreso a mangiare con appetito, è serena».
    Cosa le ha insegnato questa esperienza difficile?
    «Io non pensavo mai più di riuscire ad affrontare una simile esperienza – risponde tra le lacrime Paola Marchetti – ed anche il vedere Giorgia a ridere e cantare sull’ambulanza è stata per me una sorpresa! La malattia di un bambino è molto difficile da accettare, perché i bimbi sono innocenti e “puliti”… perché devono soffrire già da piccoli?».
    Però dalla vostra storia, viene fuori anche un messaggio di speranza…
    «Sì, è vero. A chi si troverà in situazioni simili, io posso dire di non abbattersi mai, di reagire, cercando di affrontare l’esperienza della malattia il più serenamente possibile. Non bisogna mai farsi prendere dallo sconforto».
    Lei è credente?
    «Io penso che Dio non ci ha mai abbandonate, la fede mi ha aiutato molto. Anche le tante manifestazioni di generosità e di amore verso di noi mi fanno pensare che Qualcuno dal cielo ci ha aiutate…
    In ospedale parlavo dei tanti gesti generosi ricevuti con altre mamme di bimbi malati, che vivono a Torino, e loro restavano incredule: questo è il bello del vivere in un paese».
    I gesti d’amore della mamma di Giorgia verso la sua piccolina sono stati numerosi, ma crediamo sia giusto sottolinearne uno: quando Giorgia, per via delle cure, ha iniziato a perdere i capelli, sua mamma… se li è anche rapati a zero: «Ora – sorride la mamma della piccolina – i miei capelli sono ricresciuti, e pure quelli di Giorgia».
    L’intervista con Paola Marchetti è finita, la signora ha pianto tanto e si è un po’ sfogata, ha consumato diversi fazzoletti di carta. Ora che ha potuto anche riprendere da qualche giorno il proprio lavoro alla mensa della Cartiera Burgo, le si augura che «la vita possa ritornare serena, e la malattia di Giorgia presto sia solo più un ricordo».
    Prima di venire a casa di chi scrive, Giorgia avrebbe voluto mandare con la mamma le sue bambole preferite: ma poi ci ha ripensato, e le ha tenute con sé, dalla nonna. Ma ha detto a sua madre: «Di’ a quel signore dove vai, che le mie bambole preferite si chiamano Sabrì, Gretel e Rosaspina appena sbocciata blu».
    I bambini sono sempre bambini, per fortuna. Anche quando, come nel caso di Giorgia, devono superare delle prove difficili.
    A Paola Marchetti e alla sua bimba, gli auguri più affettuosi di tornare il più presto possibile a vivere una vita normale, lontano dagli ospedali. Nella certezza che il ricordo di tutte le persone generose che hanno cercato di essere presenti nel loro dramma, resterà scolpito nel loro cuore finché vivranno.

    L’INTERVISTA E’ DELL’APRILE 1999.
    LA STORIA DI GIORGIA PER FORTUNA SI E’ RISOLTA BENE, LA LEUCEMIA E’ SOLO PIU’ UN BRUTTO RICORDO.
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  • Bed & Breakfast Barba Bertu

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