VALLI PO, BRONDA e INFERNOTTO
(prov. Cuneo) - Piemonte - Italia
Orizzonte Monviso
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  • LA RELIGIOSITA’ POPOLARE
  • PIETRE SU PIETRE
  • AMBIENTE E NATURA
  • LEGGENDE, USANZE E TRADIZIONI
  • Tratto da : Orizzonte Monviso
    Pubblicato da: Ufficio Turismo IAT - Comunità Montana Valli Po, Bronda e Infernotto - PAESANA (CN)

    LUNGO LE ALTE VIE

    L’inconfondibile presenza del Monviso è visibile da ogni punto della pianura piemontese: in ogni tempo della storia questa montagna ha disegnato il nostro orizzonte con il segno riconoscibile e familiare della sua piramide, stagliata tra i lampi di luce dei tramonti o la velatura delle nubi che a volte lo sfiorano, una montagna che ha rubato infiniti sguardi alle nostre genti.
    Il Monviso, ancora una volta, è il protagonista: un immancabile compagno sul lungo tracciato escursionistico che percorre l’alta valle Po. Orizzonte Monviso è un invito a scoprire la storia, la leggenda, la cultura, l’architettura, i paesaggi e l’ambiente seguendo le antiche strade che si snodano ai piedi del Re di Pietra e lungo l’alto corso del Grande Fiume che ha plasmato la Pianura Padana.
    Percorrete questi percorsi con curiosità e gioia, ma camminate pensando, se volete, al grande lavoro della natura e dell’uomo, rapportandovi con la dimensione dello spazio e della montagna: anche questa è la scoperta di una propria dimensione e di un nuovo paesaggio che ci propone come sorpresi attori della storia di questa terra.

    I COMUNI DEL MONVISO

    L’alta Valle Po è caratterizzata, come tutti i territori montani, da un fitto reticolo di antiche strade e sentieri che nel tempo hanno costituito i percorsi della comunicazione tra le genti alpine; oggi altre strade conducono i flussi del lavoro e del tempo libero lungo le direttrici di valle, percorrendo vie un tempo sconosciute agli abitanti della montagna.
    Attraverso i percorsi di Orizzonte Monviso si può ampliare la propria percezione delle alte terre della Valle Po e, attraverso una nuova esperienza, percorrere i sentieri che si affacciano sui grandi paesaggi e sugli spazi che hanno costituito il teatro della vita di tante genti di questo territorio.
    Si riscopriranno i paesi giungendo dalle borgate, abbandonando per una volta la strada maestra, si potrà così ritrovare Paesana: comunità di fondovalle, provenendo dai luoghi delle incisioni rupestri di Bric Lombatera e da Madonna d’Oriente, nella Valle del Croesio, si potrà visitare Agliasco, le antiche frazioni della Ghisola e delle Calcinere o le alte borgate, le case valdesi, i piloni della devozione popolare, la Confraternita di Santa Maria o collegarsi col percorso del Montebracco: la Montagna di Leonardo. Si potrà risalire lungo il Parco fluviale del Po, in una natura affascinante, verso la confluenza del Lenta ed entrare nel territorio di Oncino. Ed Oncino si raggiunge anche percorrendo l’alta via del Tournour, da cui appare, nella sua maestosità, il paesaggio dominato dal Monviso con più sotto Rocca Bianca ed i pascoli percorsi da mandrie, bagnati dalle limpide acque che provengono dai laghi e dalle torbiere alpine del Gruppo del Monviso. E’ così possibile raggiungere la Valle del Lenta e scoprire il suo grande territorio e le bellissime emergenze geologiche, naturalistiche e i segni del lavoro dell’uomo. Proseguendo dal Saret di Oncino si raggiunge, attraverso fitti boschi di larici, frassini e faggi, Crissolo, paese a vocazione turistica estiva ed invernale, dell’alpinismo e dell’escursionismo, della speleologia (Grotta del Rio Martino), dello sci da discesa e dello sci alpinismo.
    Si incontreranno altri sentieri e nuove curiosità: i sentieri che portano al Buco di Viso e delle Traversette (La Via del Sale) passando per le sorgenti del Po, quelli dei passi alpini verso le Valli Pellice e Varaita, ma anche altri sentieri, più bassi, non meno affascinanti: i sentieri che portano al Borgo di Crissolo, a Pian della Regina, al Pian del Re, alle sorgenti del Po, fino a quelli che conducono ad Ostana: un gioiello dell’architettura montana della Valle. Questo paese è custode dei valori di abilità e di ingegno del passato e di una rinnovata progettualità del presente, luogo di scoperta della religiosità alpina attraverso il percorso di Mistà (Cappella di S. Bernardo e S. Nicolao), degli antichi sentieri che conducono verso Punta Ostanetta, immensa balconata di fronte al Monviso. Altri percorsi ripoirtano verso Paesana, curati e restaurati dalle Associazioni locali come testimonianza di un amore mai perso per le strade che conducono alla montagna, ai piedi del Monviso, inconfondibile amico e segno divino da cui è impossibile distogliere lo sguardo.

    ARCHITETTURA DI MONTAGNA

    L’ispirazione della natura
    La localizzazione dei nuclei abitati nell’ambiente alpino può a prima vista apparire libera e fantasiosa, in realtà risponde a requisiti ben precisi. La scelta del luogo di insediamento doveva garantire sicurezza dal pericolo di valanghe, frane, inondazioni, una certa facilità di accesso ed una relativa vicinanza ai terreni di coltura nonché una buona insolazione. Doveva poter contare sulla possibilità di rifornimento dell’acqua, perciò dovevano avere nelle vicinanze una sorgente e la possibilità di creare canalizzazioni dai corsi d’acqua vicini. Inoltre i nuclei abitativi dovevano essere collegati con la rete viaria di fondovalle e con gli insediamenti vicini. Per valutare gli insediamenti montani, con le loro caratteristiche di localizzazione ed aggregazione bisogna per forza passare da una lettura dei dati geomorfologici, botanici e naturalistici della valle in oggetto, nonché dall’orientamento della valle, che nel nostro caso va da Ovest ad Est.
    Nella valle Po l’orientamento del solco vallivo fa si che il fianco destro orografico esposto in pratica totalmente a Nord, all’ Ubaq (dal latino ad opacum=all’ombra) secondo la dizione provenzale, e quindi sia quasi interamente ricoperto di fitta vegetazione sino al limite dei pascoli alpini, mentre il fianco sinistro orografico, prevalentemente esposto a Sud, a l’Adrech (dal latino ad rectum=dirimpetto, rispetto al sole) erano praticamente spogli di vegetazione ad alto fusto ed erano occupati da magri pascoli. Questa dislocazione del mondo forestale ci permette di appropriarci della giusta chiave di lettura per la distribuzione degli insediamenti.
    Nella valle Po è presente una netta preponderanza delle aggregazioni degli abitati sul versante sinistro orografico. Si intende per aggregazione, il vario accostarsi e disporsi dei singoli edifici che formano il nucleo abitativo.
    Ad un primissimo livello va considerata la tipologia del singolo caseggiato. La casa può essere di tipo “non unitario”, quando è composta di corpi separati, magari disposti ai lati di una strada o di un cortile, con l’abitato ed il rustico principale rivolto a Sud, e magazzini e stalle supplementari dislocate ai lati o dirimpetto. Questa è la situazione che si riscontra per lo più nella media e bassa valle ed ha la maggior diffusione nelle zone dei Teit, i Tetti, come vengono chiamati i piccolissimi nuclei o le case sparse soprattutto nella zona dei castagni.
    La casa è invece di tipo “unitario” quando tutti gli elementi, stalla, fienile, magazzini, abitazione, ecc. sono compresi nel perimetro delle quattro mura e coperti da un solo tetto. Questo è il tipo che, per evidenti ragioni climatologiche, incontriamo nella parte più alta delle valli, dove il clima più rigido consiglia il raggruppamento degli ambienti.
    Passando dalla singola casa alla aggregazione di più edifici, come sono le nostre “rouhà” o borgate, possiamo incontrare le seguenti tipologie.
    Casa in fila, in fila unica o in file successive disposte a scala sul pendio: in questo caso le abitazioni sono allineate ed affiancate in modo da avere la linea di colmo parallela alle curve di livello. L’edificio può essere formato da molti locali contigui formanti un lunghissimo rettangolo coperto da un solo tetto con una lunghissima linea di colmo: è il caso tipico della casa lunga molto frequente soprattutto sui pendii di media vallata. Ciò è possibile perché il clima relativamente mite, consente di avere una lunga parete esposta a Nord, mentre l’altrettanto lunga facciata a Sud gode della migliore insolazione possibile.
    Case a gradino: si hanno quando le case si susseguono a gradinata lungo la linea di massima pendenza, con la linea di colmo perpendicolare alla linea od alle curve di livello.
    Case a reticolo: possono essere disposte a reticolo le case riunite su un terreno abbastanza pianeggiante oppure quelle che risultano dalla combinazione dei due tipi precedenti, oppure quando le case a gradino presentano le gradinate tagliate da strade lungo le linee o le curve di livello.
    Un’ultima osservazione di particolare importanza va fatta circa la linea di colmo. Nelle zone di media e bassa valle il colmo è per lo più parallelo alle linee e curve di livello. Nella parte più alta della valle è quasi sempre perpendicolare a queste, non permettendo le condizioni climatiche di avere una grande parete esposta a Nord, anzi la parete a Nord è solitamente per buona parte interrata nel pendio.
    I materiali da costruzione usati nelle vecchie abitazioni erano per lo più quelli reperibili in loco, a causa del loro minor costo e delle difficoltà di trasporto in terreni a forte acclività e privi di buone vie di comunicazione.
    La pietra per la muratura, gli archi, le volte ed il manto di copertura, la malta e, alle quote più elevate, l’argilla o addirittura la terra per il connettivo tra le pietre; il legno per le strutture orizzontali e del tetto: questi i punti fermi per un numero immemorabile di anni su cui il costruttore montanaro ha elaborato le regole pratiche della sua arte edificatoria.
    La casa alpina presenta, in generale, un arredamento ridotto all’essenziale, frutto di lavoro di falegnami di mestiere o improvvisati.
    Nella cucina l’arredamento era composta da: l’àrcho (grande cassone per contenere le provviste e i sacchi di grano e di farina lontano dai topi), la fariniero (contenitore di farina a tre gambe, di forma circolare restringentesi verso l’alto), la burrièro (zangola rotonda per fare il burro), l’estagiero o l’ardreissou, la credenza, con antine a pannelli ed eventuali cassetti nella parte inferiore e la parte superiore costituita da una piattaia. Completavano l’arredamento lou taul, il tavolo rustico, corredato di panche e sedie, e la mait, la madia per la pasta del pane. Infine trovavano posto sulla parete accanto al camino tutti gli utensili usati nell’ambiente domestico: su una panca o per terre i secchi per contenere l’acqua, appesi ad una rastrelliera forme per il burro, cucchiai, forchettoni e mestoli in legno, la tabio (tavola da polenta). Nella stanza l’elemento fondamentale era il letto, accanto la culla per neonati e letti di piccole dimensioni per bambini, poiché spesso tutta la famiglia aveva a disposizione un’unica camera; campeggiava lou gardo ròbo, generalmente a due ante, oppure costituito da un vano aperto nel muro; altri oggetti presenti erano il cassettone con lo specchio, scatole o cofanetti per conservare oggetti preziosi e documenti di famiglia, quadretti appesi ed il Crocifisso a testimonianza della religiosità popolare.

    LA RELIGIOSITA’ POPOLARE

    I percorsi della Fede
    Lungo il percorso che si snoda ai piedi del Monviso sono frequenti gli esempi concreti della religiosità lasciati dalle nostre comunità alpine: centinaia di tavolette votive sono conservate presso il santuario di San Chiaffredo, l’edificio sacro di maggior richiamo; esiste una serie di opere minori meritevoli di considerazione come cappelle, piloni, affreschi devozionali.
    Sostate per qualche minuto sotto il porticato di una cappella solitaria o davanti ad un pilone votivo e provate ad immaginare la gente delle popolose borgate di un tempo che qui si radunava per fare festa o chiedere protezione alla Madonna o ai Santi.
    Troverete chiesette dai nomi suggestivi, i quali evocano, a volte, eventi prodigiosi: Madonna del Bel faggio, della Neve, di Oriente, degli Angeli...
    Passando nei vicoli di talune borgate potrete ammirare tipici esempi di arte popolare: tra i più significativi, gli affreschi dipinti da Giors Boneto di Paesana fra il 1700 e il 1800.
    Anche i luoghi hanno una loro storia da narrare, come quelli di Oncino, Biatonè, Pratoguglielmo che fino al 1600 ospitavano i Valdesi (i leggendari “barbèt”).
    Certo, parecchie di queste testimonianze versano in uno stato di degrado e abbandono, tuttavia possono ancora suggestionare con le loro immagini e farci riflettere.

    PIETRE SU PIETRE

    Il fascino della semplicità
    Un paesaggio infinito dove si alternano i boschi, i prati e le case; pietre su pietre, legno su legno: questi materiali hanno costituito per secoli gli unici elementi con i quali si costruivano le case, i ponti, le chiese, i mulini, le fontane, con semplicità e rigore, con naturalezza e fantasia.
    Cercate le date incise sulle pietre d’angolo (i millesim), gli architravi più curvi e consumati dal tempo (i lindal), le più ardite sporgenze dei tetti (le pantalere), i terrazzi dove seccava la segale (le lobbie); trovere segni antichi e sapienti, semplici e funzionali.
    Certo le tracce del nostro tempo si sono sovente sovrapposte a quelle del passato, spesso le hanno irrimediabilmente compromesse ma, recentemente, una nuova coscienza e brillanti esempi di recupero hanno proposto nuove architetture, ispirate al passato ma con ardite e innovative soluzioni.
    Passate nelle borgate, seguite le antiche strade dai selciati usurati e alzato lo sguardo, questa Valle vuole farvi innamorare di lei.

    AMBIENTE E NATURA

    Le magie della Montagna
    Una camminata in ambienti naturali è l’occasione ideale per ritrovare, non importa se per qualche ora o per un’intera giornata, un modo di vivere meno condizionato dalla fretta consueta, seguendo il ritmo del “proprio tempo”.
    Provate a lasciare l’abitato e a seguire i sentieri lungo i quali le ombre del bosco si alternano ai pascoli e alle borgate deserte, alla presenza dei ruscelli, alle pietre assolate: a seconda delle stagioni, potrete osservare i colori mutevoli dei fiori, delle farfalle, dei larici, dei faggi, delle betulle, dei castagni; avvertire gli odori intensi delle erbe aromatiche e dei tronchi resinosi; assaporare piccoli frutti selvatici; riconoscere i richiami chiassosi della ghiandaia, della cornacchia, del cuculo, del picchio e quelli più sommessi dei piccoli volatili; seguire il volteggio delle poiane o di un falchetto; rintracciare impronte, tane, piume, nocciole e pigne rosicchiate da ghiri o scoiattoli e altro ancora.
    Vi accorgerete di quanto sia naturale entrare in sintonia con l’ambiente circostante e abbandonarsi a quelle sensazioni, semplici e arcaiche, che il ritmo frenetico della vita quotidiana consente di provare sempre più di rado.

    LEGGENDE, USANZE E TRADIZIONI

    I racconti della fantasia
    Masche, servan e fantine, antichi rituali e feste patronali, memorie di antichi castelli e miniere d’oro, grotte, mascaradde e büssulin e mestieri d’altri tempi: mille sono gli spunti che accompagnano i sentieri del Re di pietra.
    Parlatene con la gente del posto: scoprirete una cultura nascosta ma colma di significati profondi, capirete il perchè dei tanti racconti legati a questa montagna fatta di emozioni.
    E poi incamminatevi, lentamente, da osservatori attenti. Lasciatevi condurre dal dolce incedere dei percorsi, fatevi cullare dalla memoria, pronti ad intravvedere, nei segni rimasti, i significati di una grande tradizione.
    Potrete trovare gli ultimi falò, entrate nel vivo di una festa di borgata, attraversate luoghi fantastici, ricordate vecchie leggende, sfiorate una storia che non smetterà di sorprendervi.
    E qua e là, potrete immaginare, volando con la fantasia, le ombre fuggenti dei misteriosi personaggi che hanno suggestionato per secoli la semplice gente del Monviso.

    Tratto da :Orizzonte Monviso
    Pubblicato da: Ufficio Turismo IAT - Comunità Montana Valli Po, Bronda e Infernotto - PAESANA (CN)


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